martedì 31 ottobre 2017

Vincenzo Cucco nel direttivo de iTradizionalpopolari

Vincenzo Cucco è stato cooptato nel direttivo de iTradizionalpopolari, A lui vanno le nostre felicitazioni e i nostri migliori auguri di un buon lavoro.

Appello a Musumeci da “iTradizionalpopolari: designi un assessore indipendente e autorevole

Il direttivo dei Tradizionalpopolari lancia un appello a Nello Musumeci, che sostengono nella corsa verso la presidenza della Regione Siciliana, perché designi subito e autonomamente, per la sua futura giunta di governo, un nome di altissimo profilo politico istituzionale, indipendente dalle logiche partitiche, che possa essere espressione di competenze, trasparenza, legalità, capacità e autentica cultura di governo.
Sarebbe un ottimo e ulteriore segnale di rinnovamento profondo nella forma e nella sostanza della governance della Sicilia, senza banali demagogie.


Il direttivo de “iTradizionalPopolari” 

martedì 24 ottobre 2017

Il referendum in Veneto e Lombardia? Il peggio deve ancora arrivare…..prepariamoci


Il referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto, come avevamo già scritto, si è dimostrato: un azzardo per la politica, che non sa più interpretare il sentimento popolare e nemmeno guidarlo; una falsa rappresentazione dell’opinione pubblica visto i dati dell’affluenza e quelli dei no; l’inizio di un processo di dissoluzione nazionale, che si vuole far diventare realtà dando sfogo a agli istinti primordiali egoistici, caratteristica più delle fiere che degli uomini, per far saltare il principio della solidarietà nazionale che ha sempre contraddistinto l’Italia; la mancanza di un vero soggetto politico nazionale, come fu il Movimento Sociale Italiano, il Partito Monarchico, il Partito Liberale ed Alleanza Nazionale, capace di interpretare l’idea di appartenenza alla comune patria italiana, dei tantissimi che preferiscono non andare a votare per non rendersi complici della fine ingloriosa di tutto.
Il sistema della menzogna colpisce ancora: quasi tutti i media nazionali (tg, giornali, siti web, agenzie di “disinformazione”), nemmeno quelli cosiddetti “anti”, rilevando il fatto oggettivo ed incontrovertibile che in Lombardia ha votato solo il 38,33% degli aventi diritto e che di questi i no sono stati 4,71% e che quindi siamo al 33,62% di Si, non hanno gridato al flop di un plebiscito tanto sbandierato quanto inesistente, ma anzi hanno aperto con un incitamento alla rivolta anti nazionale sull’onda di un risultato “eccezionale”, a sentir loro, a discapito invece dell’opinione dei più ed alla faccia della democrazia tanto amata a parole quanto oltraggiata nei fatti.
Il caso del Veneto, dove i votanti sono stati il 57,2% e di questi il no 1,8%, anche se migliore nei numeri è uguale nella sostanza, infatti ci sono stati un po’ meno della metà di non votanti e qualche no, e quindi la maggioranza ha detto no a questa maldestra e quanto mai malandrina richiesta di autonomia. Quasi tutti il giorno dopo sono scesi in campo a rivendicare il voto come atto di libertà senza però farne una vera analisi.
Quel che è peggio, lo scopriremo tra qualche tempo: i lombardo veneti chiamati alle urne, si accorgeranno che non è cambiato e non cambierà nulla, perché era solo una consultazione non vincolante e che i loro promotori, consapevoli del risultato finale, li hanno semplicemente buggerati.
Questo produrrà tre effetti drammatici sull’opinione pubblica: il primo, l’aumento della sfiducia in questi soggetti politici e nelle istituzioni che aimè rappresentano e che stanno trascinando nel discredito; il secondo, la crescita di una rabbia ancora più rancorosa e marcata contro l’Italia come Stato unitario perché incapace di mutare assetto, come sarà declamato dai lanzichenecchi del potere finanziario che ha solo da guadagnare nello smembramento delle patrie vedi il caso Spagna; il terzo, i cittadini del nord crederanno ancora di più alle panzane che da anni vengono propagandate sulla presunta ostilità e inutilità del Sud, con la conseguente reazione di odio che dal meridione salirà verso le mura dell’ex Ducato di Milano.
Chi oggi urla le tesi di un nord produttivo e perfetto ed di un sud scroccone ed inefficiente, sa benissimo che è una menzogna, perché senza le innumerevoli risorse, umane, ambientali e finanziarie, che da 150 anni vengono depredate da Roma in giù per impinguare le banche, le imprese e le sue istituzioni, il settentrione sarebbe ancora arretrato come lo era all’epoca dell’unificazione italiana pagata con l’oro rubato dal Banco di Napoli e dal Banco di Sicilia, come dimostrano diversi approfonditi studi su questi avvenimenti storici.
Senza i docenti del sud trasferiti per “bisogno” al nord, gli studenti sicuramente parlerebbero “lumbard”, con buona pace di qualcuno che disconosce l’uso della lingua di Dante, visto che le scuole e le università statali e private chiuderebbero domani poiché si reggono su di loro; senza gli ingegneri, i tecnici e gli operai, le grandi imprese ed anche quelle piccole, semplicemente non esisterebbero; e che dire della famosa sanità lombarda, potrebbe essere quella che dicono sia senza i medici laureati dalle università del meridione? E tutta la cultura e l’arte per cui Milano e Venezia vantano qualche primato: dal teatro, al cinema, alla poesia, alla musica, alla moda sarebbe la stessa senza il contributo di idee e progetti pensati da uomini e donne del sud?
Tutto si rivelerebbe solo una triste scimmiottatura della Germania di cui diventerebbero satelliti, come quando il Lombardo Veneto era uno staterello, senza prestigio e peso politico internazionale, dell’Impero Austroungarico, o come quando la repubblica cisalpina lo era dell’Imperatore Napoleone, con l’aggravante di oggi di non avere né Bonaparte, né il Kaiser, né gli Asburgo e nemmeno un Re, ma solo qualche cancelliere molto poco “affabile”, per usare un eufemismo, voglioso ancora una volta di saccheggiare il nostro bel paese.
Tanto per dare qualche dato storico, utile però a fare chiarezza, il Ducato di Milano (1395-1797, dal 1708 detto anche Ducato di Milano e Mantova) fu un antico Stato dell'Italia settentrionale mai del tutto indipendente ma facente parte, nel corso della sua storia, del Sacro Romano Impero fino al 1499, del Regno di Francia dal 1499, dell'Impero spagnolo dal 1535 e dalla Monarchia asburgica dal 1714 e dopo le guerre napoleoniche divenuto Regno Lombardo Veneto sotto il diretto controllo dell’Impero Austroungarico, e alla fine entrò nel Regno d’Italia dopo le battaglie di Solferino e San Martino nel 1859 con l’eccezione del Veneto che vi fu annesso nel 1866. Inoltre l’Imperatore Ferdinando I d’Austria si fece incoronare a Milano nel 1838 Re del Lombardo Veneto indossando la Corona Ferrea volendo così affermare il suo dominio anche come legittimo erede dei Re d’Italia e testimoniandone l’esistenza almeno come titolazione dell’omonimo regno, cosa che precedentemente aveva fatto lo stesso Napoleone Bonaparte.
Questo solo per dire che storicamente l’indipendenza che qualcuno vorrebbe appoggiare su precedenti illustri semplicemente è un falso di dimensione colossale però usata ad arte come arma di disinformazione di massa.
 Quello che accadrà, temo, sarà che tra qualche anno, quando la situazione non potrà essere molto diversa da ora, e visto l’accentuarsi del disfattismo alimentato dal sistema della menzogna mediatica, gli stessi figuri che oggi gridano “autonomia” domani urleranno “indipendenza” come a Barcellona, aprendo consapevolmente la via a scenari da guerra civile, in cui lo Stato centrale dovrà necessariamente confrontarsi con una realtà difficile ed incattivita, quasi da lotta armata.
Purtroppo in Italia manca, come dicevo prima, un partito o un movimento culturale nazionale, dalle Alpi alla Sicilia, che sappia interpretare la nostra vera identità come popolo, che dai tempi della Roma dei sette Re, del Senato, dei Cesari, dei Papi, degli Imperatori del Sacro Romano Impero e dei Re d’Italia ad oggi, ha reso grandi servigi all’intera umanità con la sua genialità, con la sua arte, con il diritto, e grazie al Cristianesimo con la religione della carità nella verità.
Non possiamo rassegnarci a questo triste destino di disfacimento dell’unità nazionale, di annichilimento della solidarietà e della sussidiarietà tra regioni italiane in nome di un egoismo becero, anticristiano e quindi antieuropeo, alla volontà di abbandonare la nave Italia che affonda, grazie alle voragini prodotte dalle stesse classi dirigenti politiche e finanziarie, che oggi propongono di lasciare il meridione in balia di se stesso, magari difronte a un invasione islamica e di un nord assoggettato alle influenze estere senza prestigio e ruolo politico internazionale.
Per tutto questo, fermo restando che nessuno è pregiudizialmente contro le autonomie vere come quella Siciliana e non inventate ad arte, credo che la via giusta per costituire un argine sia quella di costruire un’alternativa culturale autentica, che riporti al centro del dibattito, è quello che tentiamo di fare da anni con i nostri strumenti editoriali, l’essenza dell’italianità: il coraggio, la genialità e la spiritualità che fu la caratteristica di Roma, sempre e comunque, “ab Urbe condita”. Viva l’Italia.

Antonino Sala




venerdì 20 ottobre 2017

Referendum in Veneto e Lombardia? Meglio non votare o votare no

Riteniamo che sia meglio non andare a votare o votare no per il referendum indetto dalle Regioni Veneto e Lombardia del prossimo 22 ottobre per le seguenti ragioni: 

  1. Questo referendum è solo consultivo e non avrà nessun effetto reale sull'autonomia di queste regioni ed è quindi solo uno spreco di tempo e denaro pubblico.
  2. Potrebbe rappresentare solo il primo passo verso la dissoluzione dell'unità italiana perché come ha detto uno dei promotori "la brexit è cominciata così" volendo significare che anche per l'Italia potrebbe iniziare un processo separatista di una parte di territorio rispetto al resto della nazione.
  3. E' la negazione del principio di solidarietà nazionale, per cui le regioni ricche aiutano quelle meno dotate,  facendo così trionfare l'egoismo localistico di chi prima si è arricchito alle spalle del meridione e ora vuole solo cambiare mangiatoia per continuare ad ingrassarsi.
  4. E' il miglior modo per sconfessare questo sistema oligarchico, visto che quasi tutti i partiti, compresi il sindaco di Milano del PD Sala, si sono detti favorevoli al SI.
  5. Infine l'Italia dovrebbe mantenere solo le attuali autonomie regionali come quella Siciliana, la quale è frutto di un articolato processo storico culturale che ha attraversato i secoli e non è certamente il frutto di uno strisciante sentimento anti italiano che permea i sostenitori di questo referendum sia a destra che a sinistra. Infatti i primi temono di lasciare ad un solo partito la palma della vittoria anche se in fondo in molti vorrebbero votare NO e forse lo faranno nel segreto dell'urna, i secondi per le stesse ragioni politiche ma con l'aggravante culturale dell'anti patriottismo esterofilo camuffato di anti nazionalismo o anti centralismo.
Meglio allora non andare a votare o votare No per dire si all'Italia una ed indivisibile. 

Viva l'Italia: Redenta ed Una per Valore dei suoi soldati




mercoledì 18 ottobre 2017

I candidati che sosteniamo alle prossime elezioni regionali in Sicilia per Nello Musumeci Presidente

Il nostro direttivo, dopo un approfondito dibattito interno, ha deciso di indicare i seguenti candidati nelle provincie alle prossime elezioni del 5 novembre 2017 per il rinnovo dell'Assemblea Regionale Siciliana, fermo restando l'indicazione vincolante per Nello Musumeci Presidente:

Collegio di Palermo e provincia:
Michele Pivetti Gagliardi Lista Forza Italia

Collegio di Agrigento e provincia:
Lillo Pisano Lista Musumeci Presidente - Fratelli d'Italia Noi con Salvini

Collegio di Trapani e provincia:
Giovanni D'Aguanno Lista Musumeci Presidente - Fratelli d'Italia Noi con Salvini

Collegio di Messina e provincia:
Chiara Sterrantino Lista Nello Musumeci Diventerà Bellissima

Collegio di Catania e provincia:
Romy Sabrina Arianna Crocitti detta Romina Bellante Lista Nello Musumeci Diventerà Bellissima

Collegio di Siracusa provincia:
Paolo Cavallaro Lista Musumeci Presidente - Fratelli d'Italia Noi con Salvini

Collegio di Caltanissetta e provincia
Fabiano Lomonaco Lista Musumeci Presidente - Fratelli d'Italia Noi con Salvini





martedì 10 ottobre 2017

La pericolosa via della secessione catalana: il discorso di Puigdemont un vicolo senza uscite


Ho seguito con attenzione il discorso sull'indipendenza non proclamata anche se annunciata, al Parlamento catalano di Puigdemont, il quale mi è sembrato preoccupato delle serie conseguenze sul piano economico e occupazionale che già stanno causando enormi danni alla sua “amata” terra, confuso sulla strategia da attuare vista la fermezza del governo della Spagna e l’isolamento internazionale in cui è piombato, e al contempo spregiudicato e pericoloso, come tutti i rivoluzionari, nel volere lo stesso trascinare il popolo catalano, in larghissima parte leale al Re e per l’unità della Spagna come si è visto in occasione dell’atto eversivo del referendum del 1 ottobre dai dati resi noti dai secessionisti stessi e nella partecipatissima manifestazione organizzata l'8 ottobre 2017 in difesa dell’unità nazionale a Barcellona stessa, nell’incertezza e in un conflitto istituzionale dai contorni inquietanti. Gli atti unilaterali, commessi più per soddisfare le proprie ambizioni politiche che la reale volontà popolare, vanno fermati con i mezzi che la legge consente come ha fatto il governo spagnolo.
 Il Regno di Spagna già contempla al suo interno grandi autonomie regionali che andrebbero forse riviste, perché non accada che una minoranza, seppur rumorosa e organizzata, riesca a mettere in subbuglio un’intera nazione con tutti i rischi che ne derivano.
Infine ritengo che Re Felipe VI con il suo discorso abbia salvato la Spagna da un tentativo di colpo di stato secessionista dietro cui si nascondeva un ben più precisa volontà di sovversione anticostituzionale e antidemocratica, dimostrando fermezza e coraggio nell’ora decisiva per l’unità del Regno.

Antonino Sala

lunedì 2 ottobre 2017

Una riflessione di Nino Sala sulla storia della Catalogna o meglio sulla contea di Barcellona poi Corona di Aragona

A tutti i moralisti, filo indipendentisti e separatisti di tutte le latitudini, democratici a casa degli altri e ossequiosi dell’ordine costituito come quelli che in Spagna lodano i secessionisti e in Italia invece deprecano le forze politiche che rivendicano le stesse avventure sia a destra che a sinistra, a quelli che offuscati dal pensiero unico dominante lanciano anatemi contro un legittimo stato costituzionale, il Regno di Spagna, ed altri soggetti del genere, vorrei ricordare che la cosiddetta Catalogna è un invenzione e che le guerre che si succedettero nei secoli in Spagna non furono guerre di secessione ma di successione tra i vari discenderti degli antichi sovrani cristiani. Infatti nel IX sec. d.C. fu istituita la Contea di Barcellona con i territori che i Franchi conquistarono ai mussulmani e solo dopo l’unione della contea di Barcellona e il regno d’Aragona, in conseguenza del matrimonio tra Raimondo Berengario IV e Petronilla di Aragona sorse la Corona d’Aragona nel 1137 e non la Catalogna.


domenica 1 ottobre 2017

Per l’unità del Regno di Spagna. Solidarietà a S.M. Re Felipe VI

In mattinata il nostro dirigente Antonino Sala ha espresso la solidarietà de "iTradizionalpopolari", anche a nome di Tommaso Romano, al Regno di Spagna attraverso una cordiale ed amichevole telefonata a S.E. don Amadeo Rey y Cabieses vice auditore generale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio che ieri ha celebrato coraggiosamente nella cattedrale di Barcellona il rito delle investiture cavalleresche dello Smoc alla presenza del Gran Maestro don Pedro di Borbone Due Sicilie. Nel corso del cordiale colloquio, Sala, ha espresso tutta la preoccupazione per quello che sta avvenendo in Catalogna, dove si tenta di sovvertire l’ordine costituzionale con un referendum illegale, chiamando al voto anche chi ingenuamente crede di scegliere liberamente il proprio destino non immaginando quale mistificazione eversiva si nasconda dietro la facciata indipendentista. Noi da sempre crediamo nell’autonomia delle regioni, ma altrettanto pensiamo fortemente che l’unità degli stati non debba essere messa in discussione per le mire ambiziose di coloro i quali speculano politicamente alle spalle del popolo ignaro. Bene ha fatto il presidente del parlamento europeo, onorevole Antonio Tajani, a manifestare la propria solidarietà al governo di Mariano Rajoy in nome dei valori della convivenza civile che con questo atto eversivo si vogliono scardinare trascinando il Regno di Spagna in un clima da guerra civile che potrebbe essere preludio ad altre ondate simili in tutte le nazioni europee o peggio potrebbero aprire le porte ad un nuovo terrorismo di matrice indipendentista di cui la Spagna per tanti anni è stata vittima. S.E. Amedeo Rey, che è anche confratello costantiniano di Romano e Sala e confratello d’onore e croce al merito per la riconquista della Real Compagnia della Beata Maria Cristina di Savoia, ha apprezzato il gesto fraterno, che estenderà a S.A.R. Don Pedro di Borbone Due Sicilie Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano e cugino di Re Felipe e a Sua Maestà stessa. Inoltre ci si è augurato che prevalga il buon senso, in maniera da ricondurre tutta questa vicenda ad un livello di confronto politico basato sul reciproco rispetto tra le forze in campo senza violenze di piazza le quali andrebbero deprecate comunque. Infine invitiamo le forze politiche italiane, specialmente quelle di centrodestra, a mantenere un profilo di prudenza e vicinanza alla Spagna di Re Felipe rispetto a quanto sta accadendo a Barcellona dove si concentrano la maggior parte dei rivoltosi anzi la quasi totalità di essi lasciando fuori la maggioranza silenziosa favorevole all’unità, sperando di non doversi mai trovare a dover arginare spinte centrifughe simili tendenti a minare l’unità dell’Italia, che seppur raggiunta con mille criticità e difficoltà, è certamente un sacro valore da difendere.

Votiamo NO al taglio della rappresentanza popolare

  I Tradizionalpopolari Votano ed invitano a votare NO al prossimo referendum Costituzionale del 20 e 21 settembre 2020 sul taglio della ra...