Ho seguito con attenzione il discorso
sull'indipendenza non proclamata anche se annunciata, al Parlamento catalano di
Puigdemont, il quale mi è sembrato preoccupato delle serie conseguenze sul
piano economico e occupazionale che già stanno causando enormi danni alla sua
“amata” terra, confuso sulla strategia da attuare vista la fermezza del governo
della Spagna e l’isolamento internazionale in cui è piombato, e al contempo
spregiudicato e pericoloso, come tutti i rivoluzionari, nel volere lo stesso
trascinare il popolo catalano, in larghissima parte leale al Re e per l’unità
della Spagna come si è visto in occasione dell’atto eversivo del referendum del
1 ottobre dai dati resi noti dai secessionisti stessi e nella partecipatissima
manifestazione organizzata l'8 ottobre 2017 in difesa dell’unità nazionale a
Barcellona stessa, nell’incertezza e in un conflitto istituzionale dai contorni
inquietanti. Gli atti unilaterali, commessi più per
soddisfare le proprie ambizioni politiche che la reale volontà popolare, vanno
fermati con i mezzi che la legge consente come ha fatto il governo spagnolo.
Il Regno di Spagna già contempla al suo
interno grandi autonomie regionali che andrebbero forse riviste, perché non
accada che una minoranza, seppur rumorosa e organizzata, riesca a mettere in
subbuglio un’intera nazione con tutti i rischi che ne derivano.
Infine ritengo che Re Felipe VI con il suo
discorso abbia salvato la Spagna da un tentativo di colpo di stato
secessionista dietro cui si nascondeva un ben più precisa volontà di
sovversione anticostituzionale e antidemocratica, dimostrando fermezza e coraggio
nell’ora decisiva per l’unità del Regno.
Antonino Sala
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